Cosa sono i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA)

Cosa sono i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA)

I Disturbi del comportamento alimentare sono patologie caratterizzate disfunzioni del comportamento alimentare e/o in comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo, che danneggiano in modo significativo la salute fisica o il funzionamento psicologico.

Un  disturbo dell’alimentazione sconvolge la vita di una persona e ne limita le sue capacità relazionali, lavorative e sociali. Tutto ruota attorno al cibo, alla paura di ingrassare  e alla propria immagine corporea.

Disturbi del Comportamento Alimentare: la classificazione del DSM V

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono caratterizzati da anomalie nei comportamenti di alimentazione, da un eccesso di preoccupazione per la forma fisica, da alterata percezione dell’immagine di Sé.

Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile.

Secondo il DSM- V (il manuale diagnostico dei disturbi mentali)i principali disturbi dell’alimentazione e della nutrizione sono:

Disturbi del Comportamento Alimentare: caratteristiche e sintomi

I DCA  spesso sono difficili da riconoscere ma ci sono alcuni segnali d’allarme che possono aiutare amici a familiari  da tenere i sotto controllo.

Chi soffre di un disturbo alimentare attua una serie di  comportamenti e caratteristiche ben specifici, tra cui:

  • un calo o un aumento di peso corporeo significativo.
  • la persona mente su quanto e quando ha mangiato.
  • episodi di ingerimento eccessivo di cibo di fretta.
  • continuati episodi in cui la persona va sempre in bagno subito dopo aver mangiato e quando ritorna sembra rossastra in volto.
  • cerca di evitare di mangiare con gli altri.
  • taglia il cibo in pezzi molto piccoli.
  • mangia estremamente lentamente o velocemente.
  • indossa vestiti larghi per nascondere la perdita di peso.
  • abbuffate alimentari (ingerire una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo).
  • un’intensa attività fisica.

Una caratteristica da tenere in considerazione è la presenza di una alterazione dell’ immagine corporea, ovvero il modo in cui nella mente si è formata l’idea del nostro corpo e delle sue forme.

L’immagine corporea di chi soffre di un disturbo alimentare influenza la sua vita, la  percezione del suo valore come persona e le relazioni sociali.

Disturbi del Comportamento Alimentare

In conclusione

I disturbi alimentari, come anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata sono molto frequenti e sono una risposta ad un disagio emotivo molto profondo.

Per questa ragione è importante non sottovalutare questi comportamenti, nonostante sia molto comuni nella nostra società.

I disturbi dell’alimentazione meritano un'attenzione particolare perché possono compromettere la vita e la salute fisica della persona, ed è quindi necessario un adeguato trattamento clinico per intervenire con una terapia idonea, attraverso un lavoro d’equipe tra psicologi, psichiatri e nutrizionisti. 

Cobra Kai: cosa ci insegna sul Bullismo e Cyberbullismo

Cobra Kai: cosa ci insegna su Bullismo e Cyberbullismo

Cobra Kai è una serie televisiva su Netflix che narra le vicende di Johnny Lawrence e Daniel La Russo protagonisti del film cult Karate Kid.

La serie non è semplicemente un sequel di successo  ma è anche uno spaccato della nostra società, raccontando con toni scanzonati temi sociali forti come il bullismo, il cyberbullismo, l’uso dei social network nel mondo giovanile.

In questo articolo, abbiamo pensato di analizzare questa serie tv dal punto di vista psicologico per comprendere le dinamiche emotive che ci celano dietro agli atti di bullismo.

Cobrai Kai: i temi affrontati

Fin dalle prime puntate il tema centrale è il bullismo con le classiche dinamiche che ormai purtroppo conosciamo.

Miguel Diaz è un ragazzino molto introverso che non riesce ad integrarsi nella nuova scuola.  alcuni compagni di classe iniziano a tormentarlo e a picchiarlo tanto da spingerlo a chiedere aiuto a Johnny Lawrence per imparare il Karate come strumento di difesa.

Miguel inizierà a sentirsi più sicuro di sè, soprattutto quando davanti a tutta la scuola riesce a difendersi dai bulli lo tormentano. Miguel diventerà un esempio da seguire per i suoi amici che anche loro sono sempre presi di mira dai compagni per la loro diversità.

Cobra Kai non parla solo di bullismo ma parla anche di body shaming e grassofobia attraverso i personaggi di  Eli "Falco" Moskowitz, preso di mira dai compagni e dal maestro Johnny Lawrence per il suo difetto al labbro e di Aisha Robison, che viene bullizzata sui social per il suo aspetto fisico.

Personaggi e i loro bisogni emotivi

Quello che colpisce della serie è il tratto fortemente psicologico e introspettivo dei protagonisti, che mette in luce cosa prova una vittima di bullismo nel suo intimo.

Miguel e “Falco” cercano di superare le loro insicurezze e la loro sofferenza emotiva mettendo in atto gli stessi atteggiamenti violenti subiti, diventato loro stessi dei bulli.

La loro reazione è una conseguenza naturale quando il trauma psicologico per per violenze subite rimane bloccato a livello emotivo.

Spesso i bulli sono ragazzi fortemente insicuri, con forte bisogno di approvazione da parte del gruppo e cercano di soddisfare il bisogno incondizionato di protezione e sicurezza attraverso la forza fisica.

Il nostro Sé crea una parte “guerriera” che ha lo scopo di proteggere la parte fragile, ovvero quella parte che ha subito il trauma e che non avevo modo di potersi difendere.

In altro personaggio interessante è quello di Aiha Robison vittima di cyberbullismo da parte delle compagne che viene spesso presa in giro per il suo peso corporeo.

Aisha è la classica ragazza in sovrappeso che viene presa di mira perchè è grassa attraverso un fenomeno molto comune sui social network ovvero il Body Shaming e di Grassofobia.

Una delle cause più comuni dei Disturbi del Comportamento Alimentare, sono le continue e ripetute prese in giro per il loro aspetto fisico, soprattutto in una società in cui le persone grasse non sono socialmente accettate.

Gli insulti sull’aspetto fisico di una persona, creano un forte trauma psicologico, durante l’adolescenza, periodo in cui definiamo la nostra identità come persone.

Il trauma viene vissuto come una minaccia all'identità della persona causando:

-una scarsa autostima,
-difficoltà nelle relazioni,
-difficoltà nell’accettazione della propria immagine corporea

Aisha, puntata dopo puntata, rompe gli schemi e lancia un messaggio positivo dimostrando che le persone grasse hanno le stesse qualità, capacità e possibilità delle persone normopeso

Cobra Kai: il ruolo degli adulti nell'educazione al rispetto dell’altro

Il personaggio che però fa riflettere sul ruolo dell’adulto è sicuramente il maestro Johnny Lawrence.

Johnny Lawrence vuole riscattarsi  attraverso la riapertura della scuola Cobra Kai per riprendere in mano la proprio vita. Si sente un fallimento perché tutti i suoi sogni e progetti sono stati infranti.

Johnny pur essendo un uomo adulto, continua ad avere gli stessi atteggiamenti da bullo di quando era ragazzo anche con i suoi allievi. Prende in giro i più deboli perché pensa in quel modo di renderli forti e allo scopo di trasmettere valori positivi ai suoi ragazzi.

Il comportamento di Johnny mette in evidenza come certi comportamenti di discriminazione abbiamo una radice su una comunicazione sbagliata basata su:

  • pregiudizi
  • scarsa empatia per i sentimenti dell’altro
  • manza di rispetto per chi è diverso

Il  messaggio-sfida che Cobra Kai lancia ai noi adulti è quello di andare oltre i nostri pregiudizi per trasmetatre valori fondati sul rispetto reciproco..

Cobra Kai ci insegna anche che è necessario lasciare andare i fantasmi del nostro passato al fine di trasmettere ai giovani nuovi strumenti e risorse per elaborare i nostri traumi e per imparare a stare in relazione con l’Altro attraverso l’accettazione, l'accoglienza e l’empatia.

TikTok e Blackout Challege- Ridiamo valore alla vita

Tiktok e Blackout Challege - Ridiamo valore alla vita

TikTok è un social network molto popolare tra i giovani, grazie ai suoi video virali con un forte contenuto di intrattenimento che a volte viene privato di valori al mero scopo di ottenere notorietà.

Nascono così challenge che istigano a comportamenti oltre il limite, con epiloghi dai risvolti drammatici che mettono in luce un disagio psicologico e sociale profondo e celato.

È il caso della bambina di 10 anni, morta per aver partecipato alla famosa Blackout challenge

È il caso di quei tanti ragazzini che vedono video con contenuti espliciti che istigano al suicidio solo per sfidare se stessi o per emulare l'influencer di turno.

In questo articolo, vogliamo dare una nuova lettura a questo fenomeno per poter ridare valore alla vita e spiegare che mettere fine alla proprio vita è un atto estremo, che comunica una forte sofferenza interiore.

Vogliamo accendere i riflettori sul tema del suicidio, sul suo significato psicologico sociale e legale, in quanto crediamo che il ruolo dell’adulto non può e non deve essere quello di spettatore passivo, ma deve farsi parte attiva nell’educazione delle nuove generazioni.

Blackout Challege: che cos’è in realtà?

La Blackout Challege è una sfida in voga su TikTok che consiste nel stringersi una corda intorno al collo e resistere il più possibile.

Skuola.net ha pubblicato i risultati di un sondaggio, i cui dati risultano preoccupanti.

Secondo tale sondaggio, 1 ragazzo su 6 conosce questa sfida e 1 su 5 ha provato a sfidare se stesso almeno una volta.

Il dato più allarmante arriva, dal nostro punto di vista, dai risultati sulle motivazioni che spingono questi i giovani a partecipare a questa sfida:

-Il 56% per fare un video virale online
-Il 10% partecipa per trovare un tipo di divertimento divertirsi alternativo
-L’8% per provare la sensazione di incoscienza
-Il 5% per stare male e saltare qualche giorno di scuola

-Il 21% non sa dare una giustificazione

Il punto di vista psicologico

Il fenomeno delle challenge sui social network è diventato così popolare tra i giovani perché risponde a una serie di bisogni emotivi tipici dell’adolescenza, tra cui:

-Senso di appartenenza al gruppo
-Costruzione della propria identità
-Bisogno di affetto
-Bisogno di espressione e comunicazione dei propri sentimenti
-Il caso della Blackout challenge e il suo triste epilogo, manda un messaggio allarmante.

L’esposizione continua a contenuti violenti auto diretti, porta ad assumere un atteggiamento distanziante dal punto di vista emotivo e più si abbassa l’età del pubblico maggiore è il rischio di sviluppare traumi psicologici.

Nel caso di minori di età inferiore ai 13 anni, questa esposizione provoca ancora più danni a livello psicologico perché il loro cervello non è ancora in grado di distinguere da ciò che reale e ciò che è fantasia.

Il distacco emotivo che si prova nel guardare questa tipologia di video, è una difesa naturale della mente umana per proteggersi dalla sofferenza emotiva che sto provando nell’assistere ad una scesa così violenta, come ad esempio un tentato suicidio.

In altre parole, la persona che vedo sullo schermo del mio telefono, non è più una persona reale, con sentimenti ed emozioni ma diventa uno strumento per divertirsi e intrattenersi.

In un mondo così iperconnesso, l’immagine e la popolarità sono diventati un metro di misura per definire le qualità e le capacità in quanto persone.

Fare un video popolare risponde al bisogno di approvazione di riconoscimento del valore in quanto persona. 

L’autostima e il senso di autoefficacia non si definiscono in base  ad esperienze reali  ma solo sul giudizio dell’altro espresso in Like, Commenti e Visualizzazioni, provocando un forte senso di disagio che può trasformarsi in vero e proprio disturbo psicologico.

Scene che rappresentano un tentativo di suicidio, posso nascondere una sofferenza emotiva molto profonda, che viene definita Depressione Maggiore.

La Depressione è una vera e propria malattia che si manifesta anche nei bambini e negli adolescenti.

I principali sintomi della Depressione sono:

-Apatia,
-Scarso interesse per le attività quotidiane
-Difficoltà di concentrazione
-Disturbi del sonno
-Stanchezza fisica e mentale
-Idee e pensieri di morte ricorrenti

Il punto di vista comunicativo - sociale

Studiando bene la piattaforma Tiktok, è comprensibile come questa sfida si sia diffusa a macchia d’olio.

Nel social dove si fanno cose spesso uguali, con lo stesso format, lo stesso stile e la stessa musichetta ridondante, chi si differenzia viene premiato e molto probabilmente la blackout challenge, vista la sua pericolosità, è stata percepita come qualcosa di esclusivo che solo pochi hanno il coraggio di fare.

Come ha dichiarato il padre della bambina di Palermo, “Antonella voleva essere la regina di Tiktok”, ricercando l’agognata unicità in un gesto estremo come quello che prevede la blackout challenge: ricreare il soffocamento per provare una sensazione di status pre-morte.

Dal punto di vista comunicativo questo gesto è forte e sembrerebbe spinto da una ricerca di attenzioni e di spettacolarizzazione che è amplificata sicuramente dal social, il quale per un video che lascia il segno potrebbe far arrivare anche a milioni di views e like, vista la facilità con cui la piattaforma spinge i contenuti che generano più interazioni.

Non è da tralasciare però la facilità con cui il social network incriminato permette alle persone di parlare di tematiche come la morte, il suicidio e altri pericoli.

Nonostante le numerose tecniche di censura messe in atto da Tiktok gli users e creators, specialmente adolescenti, riescono ad aggirarle con parole criptate e neologismi pur di scherzare su pericoli del genere.

Che la morte e la sfiorata morte di alcuni ragazzi sia stata influenzata anche da questo?

La certezza non è possibile averla ma la tendenza a smitizzare un argomento come la morte non solo a parole ma agendo, come prevede la stessa piattaforma che basa tutto il suo engagement sui gesti imitativi, è molto presente.

Il punto di vista legale

Se Tikok non conosce l’età non può rispettare il GDPR e, se si tratta di minori di 13 o 14 anni, il contratto e il consenso sono nulli.

Il Garante per la protezione dei dati personali, nel suo intervento nei confronti di TikTok, ha ritenuto non rilevante il fatto che la normativa sia stata aggirata dallo stesso utente il quale, per poter aderire al contratto, ha dichiarato un’età diversa da quella reale.

È giusto ricordare che il GDPR impone al titolare del trattamento di adoperare tutte quelle misure idonee per garantire la liceità dei trattamenti di dati personali e di riuscire a provarlo.

I principali social prevedono che l’iscrizione possa avvenire dall’età di 13 anni ma la normativa italiana stabilisce quale limite per l’iscrizione autonoma i 14 anni, al di sotto di quell’età è necessario il consenso di chi esercita la responsabilità genitoriale.

Riassumendo, il limite per l’iscrizione è 14 anni, fra i 13 e 14 anni è possibile iscriversi a un social network solo con la “supervisione” dei genitori mentre sotto quell’età ogni iscrizione è vietata.

L’educazione alla legalità passa dal rispetto delle regole sia da parte di chi gestisce queste piattaforme ma anche da parte di chi le utilizza o che ne permette l’utilizzo.

L’attività svolta dal Garante è doverosa e apprezzabile ma vi sono due aspetti su cui è importante soffermarsi. Il primo è che lo stesso gestore della piattaforma ad ammettere che TikTok non sia adatto ai bambini. Il secondo è che la competenza del Garante riguarda esclusivamente i trattamenti dei dati personali sottesi all’utilizzo della piattaforma e non l’utilizzo in quanto tale.

L’attenzione va quindi rivolta ai contenuti e all’incapacità di percepire il pericolo rappresentato da minacce situate oltre lo schermo.

La maggior parte delle persone non è ancora pronta a vivere nell’ambiente digitale perché in esso vengono a mancare quelle esperienze sensibili date dall’olfatto, dal tatto, dall’udito e dal gusto e parzialmente anche della vista.

Se una bambina fosse stata notata girovagare da sola in un quartiere malfamato, circondata da personaggi pericolosi, ben pochi si sarebbero girati dall’altra parte facendo finta di nulla. Questo nel mondo digitale non avviene perché lì non riusciamo ad utilizzare il nostro vissuto reale che ci consentirebbe di assumere un comportamento corretto.

Il codice penale tutela il valore etico-sociale della sicurezza della persona fisica contro determinate situazione di pericolo ma questi precetti non vengono riconosciuti come tali nel mondo digitale.

Il dibattito oggi si è focalizzato su quale possa essere la tecnica migliore per impedire l’accesso dei minori alle piattaforme social, si parla di Spid, di carte di credito, di intelligenza artificiale e altre ancora.

Ogni metodo che possa impedire un accesso indiscriminato ai social è sicuramente ben accetto ma si continua a dimenticare di porre l’attenzione sui contenuti.

Le piattaforme devono intervenire su quegli elementi come persistenza e trendiness, così da rendere difficilmente accessibili i video di quelli che molti considerano delle bravate e che, spesso, sono facilmente identificabili dalla presenza di uno specifico hashtag. La condivisione di certi contenuti o sostenerli con i like, dovrebbe portare alla sospensione dell’account, fino ad arrivare per più violazioni alla chiusura di quel profilo. Con dei controlli accurati sarebbe possibile impedire o comunque ridurre al minimo l’apertura di nuovi profili da parte dello stesso soggetto.

TikTok e il ruolo educativo degli adulti

Alla luce di quanto è stato detto in precedenza, è chiaro che come adulti siamo chiamati a rispondere ad un compito educativo molto importante al fine di trasmettere alle nuove generazioni valori, competenze psicologiche e sociali.

Non possiamo prendere le distanze perché ai nostri tempi non esistevano questi mezzi, per proteggerli da pericoli per la loro incolumità fisica e psicologica.

Già ma come fare?

La prima cosa da fare è imparare ad utilizzare i social network e porre fin subito delle regole chiare nel loro utilizzo, in base all’età di  nostro figlio, ad esempio

-Orario
-Modalità di utilizzo

Instauriamo un dialogo aperto, basato sul confronto. Ascoltiamo cosa hanno da dirci, sospendendo il giudizio.

Aiutiamoli a capire che certi tipi di contenuti possono nascondere un profondo disagio emotivo, per poterli aiutare a sviluppare la capacità di empatia e di ascolto delle proprie e altrui emozioni.

Proponiamo delle alternative al mondo virtuale sia in famiglia che con gli amici. Spesso i giovani sono privi di interesse, sembrano apatici ma perché in realtà non sono a conoscenza delle opportunità interessanti che ci possono essere al di là dei social network.

Consigli tecnico informatici per proteggere i ragazzi

Ogni social prevede la possibilità di apportare delle limitazioni a ciò che le altre persone possono vedere. La scelta se utilizzare oppure no una certa piattaforma e soprattutto se farla utilizzare ai nostri figli, deve tenere conto di quanto quel social consenta di tutelare le nostre informazioni personali.

Dalla pagina di TikTok si ricavano alcune informazioni importanti:

“In TikTok anche in un account privato, alcune informazioni del profilo – come foto profilo, nome utente e biografia – saranno visibili a tutti gli utenti.

Di default gli account TikTok sono aperti come pubblici, il che significa che tutti gli iscritti a TiKTok possono vedere i video e postare commenti, reazioni, o duettare per interagire con il contenuto che si è creato e condiviso - ma si può facilmente cambiare nelle Impostazioni della Privacy.

Se si passa a un account privato si possono approvare o respingere le richieste dei follower e solo gli utenti che sono stati approvati come tali potranno vedere i contenuti.

Sia con un profilo pubblico che con uno privato si può decidere di rendere privato un singolo video pubblicato. I video privati sono visibili solo a chi lo ha creato e si può scegliere quest’impostazione nel momento in cui si carica il video o in un momento successivo rendendo privato un video già pubblicato.”

Alcune limitazioni su video e commenti sono già da tempo presenti in TikTok, anche se scarsamente utilizzate. Tra queste vi è la possibilità di limitare la visualizzazione di contenuto non gradito. L’operazione è piuttosto semplice, basta tenere premuto a lungo sul video indesiderato, cliccare su "Non mi interessa" e, in futuro, la comparsa di video con quei contenuti sarà limitata.

Anche a livello di account è possibile attivare la “modalità limitata”, attraverso il menù “Controllo applicazione” che è direttamente presente nell’app di TikTok, questo limiterà la comparsa di contenuti che potrebbero non essere appropriati per tutti gli spettatori.

In TikTok solo gli amici possono inviarti un messaggio in privato, questo significa che è necessario seguirsi a vicenda per poter comunicare con messaggi diretti. Ma è anche possibile disabilitare completamente la funzione di ricezione dei messaggi dalle proprie Impostazione della privacy. Per evitare che un determinato utente invii messaggi privati, tuo figlio può semplicemente smettere di seguirlo o rimuoverlo dall’elenco dei propri follower.

Lo strumento di “Gestione del tempo” offre un modo per limitare il tempo che l'adolescente trascorre sull'app ogni giorno. Si può attivare sempre dal menu “Controllo applicazione”; al raggiungimento del tempo limite stabilito sarà richiesto di inserire un codice per poter continuare. È giusto ricordare che a livello di dispositivo, il tempo dello schermo può anche essere gestito direttamente tramite le funzioni di parental control nelle impostazioni di Android e iOS.

Nel 2020, sull’onda delle polemiche che da anni accompagnano questo social, TikTok ha deciso di rilasciare nuove funzionalità di controllo parentale come il Filtro Famiglia e Gestione del Tempo nel Feed, attraverso i quali è possibile impostare un tempo massimo giornaliero per l’utilizzo dell’app, decidere chi può e chi non può inviare messaggi diretti ai figli e anche bloccare la visione di alcuni contenuti. Per poter utilizzare questi filtri, il genitore deve collegare il proprio account a quello dei figli e quindi deve crearsi un account TikTok.

Come la maggior parte dei social è anche possibile segnalare le violazioni alle linee guida della community direttamente tramite l’app. L’impegno da parte di tutti dovrà essere quello di utilizzare quel nostro vissuto reale anche nel mondo digitale e di segnalare a TikTok tutto ciò che può essere considerato inappropriato.

I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) nell’epoca dei social network

I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) nell'epoca dei social network

"I disturbi del comportamento alimentare sono causati da diversi fattori tra cui l'immagine che viene promossa dai media e dai social network. In questo articolo voglio affrontare il problema dei disturbi alimentari e il legame con i social network.

Gli adolescenti vivono una fase di crescita molto delicata: il loro corpo cambia, desiderano differenziarsi dalla famiglia e nutrono il bisogno di identificarsi con modelli per definire chi sono.

Il bisogno di affermare se stessi e costruire la propria identità porta alla ricerca di modelli da imitare e, se prima questi modelli erano cantanti e attori, adesso grazie al mondo virtuale trovano nuovi modelli di riferimento sui Instagram, Youtube e Facebook."

Cosa sono i disturbi del comportamento alimentare?

I Disturbi del Comportamento Alimentare sono caratterizzati da un'eccessiva preoccupazione per il peso, l'immagine del corpo e da un'alterazione nel modo di mangiare. Questi Disturbi insorgono in pre-adolescenza e in adolescenza, e le ragazze sono i soggetti più a rischio.

Questa patologia è caratterizzata da i seguenti comportamenti:

  • la diminuzione dell'assunzione di cibo e/o periodi digiuno,
  • le abbuffate bulimiche: mangiare una notevole quantità di cibo in breve tempo
  • il vomito l’uso di anoressizzanti, lassativi o diuretici allo scopo di controllare il peso,
  • un’intensa attività fisica.

L'immagine corporea di chi soffre è spesso alterata, ovvero la percezione che hanno del proprio peso e delle forme del loro corpo non corrisponde alla realtà.

Ad esempio, chi soffre di anoressia ha giudizi ipercritici verso il proprio aspetto fisico e si vedrà sempre grassa, e di conseguenza cercare di controllare il peso diminuendo drasticamente l'assunzione di cibo fino ad arrivare a veri e proprio periodi di digiuno.

Il problema del controllo è tipico anche di chi soffre di bulimia, che spesso vivono sentimenti di profonda angoscia nei confronti del loro peso, passando da periodi di forti abbuffate di cibo, abuso di lassativi, vomito per elimare il cibo dal corpo.

Un altro aspetto da non sottovalutare nel caso di anoressia e di bulimia è la valutazione di sé stessi che dipende dal peso e dal proprio aspetto fisico.

Immagine di Sé e Immagine Social

Secondo uno studio dell'Osservatorio Nazionale dei Giovani, i ragazzi sono sempre più connessi ad internet tramite smartphone e, in particolar, sui sociali network o chat di di messaggistica istantanea.

I Social network sono un servizio di rete sociale nati per promuovere e facilitare la comunicazione attraverso al condivisione di contenuti.

I giovani sono i maggiori fruitori di questo servizio perché permette di stare costantemente in contatto con i lori amici, seguire i loro modelli e scoprire nuovi mondi.

La visibilità e la notorietà sui social network è bastata sul numero di like e commenti, tanto da far nascere nuove figure professionali come gli influencer. La comunicazione avviene principalmente attraverso contenuti visivi come foto o video.

Questa nuova modalità di comunicare, se da un lato può essere affascinante e portare a scoprire cose nuove, dall'altro può diventare un problema quando i commenti sotto le proprie foto diventano veri e propri insulti e attacchi alla persona.

La violenza verbale che si nota spesso è la causa dell'insorgere dei disturbi alimentari, soprattutto in età giovanile;

Le ragazze e i ragazzi adolescenti hanno il bisogno di definire chi sono attraverso lo scambio con i pari e attraverso modelli di rifermento; che potrebbero far insorgere problemi nell'accettazione di sè e del proprio corpo.

 

Social Network Amici o Nemici?

L'immagine corporea è influenzata anche dagli stereotipi sociali, che spesso impongono canoni di bellezza irraggiungibili.

Spesso sui social network, quando una ragazza non corrisponde a quello stereotipo, viene attaccata, insultata e criticata nel suo aspetto visico.

Questi attacchi sono chiamati body shaming ovvero  umiliare qualcuno per la sua forma fisica. Si tratta di commenti  carichi di aggressività verbale con il solo scopo di deridere chi ha postato quella foto.

Non vengono solo prese di mira le adolescenti, ma anche personaggi famosi sono costantemente criticate per il loro aspetto fisico.

Il pericolo maggiore del body shaming è che chi subisce queste commenti, si sente inadeguato, pensa di non avere valore come persona.

I soggetti più a rischio sono  le ragazze in età dell'adolescenza perché la loro identità è ancora in formazione e il giudizio e l'opinione di amici e compagni è molto importante.

Il rischio è che questi continui attacchi alla persona possono far insorgere disturbi alimentari, che sono un tentativo  della mente di  far fronte ad una situazione stressante e di poter sentirsi accettati dal gruppo dei pari.

In parallelo al fenomeno del body shaming, si sta sviluppano una nuova cultura tramite l'hashtag #bodypositive, per poter promuovere nuovi valori sociali e modelli di riferimento, basati sul rispetto e l'accettazione di sé, senza critiche e giudizi negative.

Molte ragazze che hanno sofferto di anoressia, binge eating, bulimia, cercano attraverso il loro profilo di aiutare altre ragazze ad amarsi e a trovare nuove strumenti per migliorare la relazione con il proprio corpo, senza etichette sociali.

Bullismo e Cyberbullismo

Bullismo e Cyberbullismo: come affrontarli

“Il Bullismo e il Cyberbullismo sono fenomeni sociali che sono sulla bocca di tutti creando allarmismo e indifferenza ma in realtà esprimono il disagio giovanile e la difficoltà degli adulti nello stimolare atteggiamenti di comprensione e collaborazione.

Bullismo e Cyberbullismo non sono l’ultima moda nel campo della psicologia ma sono forme di violenza vere e proprie e come tali diventano Reati.

Quando un fenomeno sociale diventa un fenomeno mediatico, i protagonisti delle vicende spesso sono depersonalizzati, come se la loro storia fosse lontana anni luce dalla nostra scuola, dalla nostra vita; come se la loro sofferenza fosse irreale.”

Bullismo e Cyberbullismo: 5 aspetti da non sottovalutare

Bullismo e Cyberbullismo non sono l’ultima moda nel campo della psicologia ma sono forme di violenza vere e proprie e come tali diventano Reati.

Il termine Bullismo deriva dalla parola inglese bullying che si usa per rifersi a forme di violenza intenzionale che vede coinvolti bambini e adolescenti.

Questi atti di violenza sono ripetuti quasi quotidianamente, in periodi di tempo che va da 6 mesi a un anno, da uno o più compagni (i bulli) ai danni di un’altro compagno (la vittima)

 

1. Le vittime

I ragazzi e le ragazze che sono vittime di bullismo hanno tutti in comune una bassa autostima e un bisogno di accettazione da parte del gruppo dei compagni.

Questi ragazzi si sentono diversi, non amati, non apprezzati e quando cadono nella rete dei bulli iniziano a manifestare i sintomi di un disturbo post-traumatico da stress (ansia, evitamento, isolamento, depressione) che se non riconosciuto in tempo può portare a conseguenze drammatiche come il suicidio. 

Le vittime si sentono in colpa perché credono di meritare ciò che gli sta accadendo; si sentono diverse, incomprese, sfruttate, umiliate. La loro Rabbia è rivolta verso se stessi. Non riescono a chiedere aiuto agli adulti per paura che la situazione possa peggiorare. 

 

2. I Bulli

Sono quei ragazzi che prendono in giro il compagno secchione, i professori, le bidelle. Sono quei ragazzi che non rispettano mai le regole ma che sono molto popolari tra i loro compagni.

Questi ragazzi hanno difficoltà a provare empatia nei confronti del vittime dei lori scherzi, non si rendono conto che le loro azioni portano a delle conseguenze gravi. Molto spesso sono stati vittime di violenze fisiche e psicologiche, con il risultato che hanno appreso che l’unico modo di potersi relazionare con l’altro è la violenza.

 

3. Cooperazione vs Competizione

In una società competitiva  in cui dobbiamo essere sempre vincenti, la sensibilità e la diversità sono viste come una debolezza. 

La competizione in sé non ha una connotazione negativa ma l’assume quando il gruppo “forte” si schiera contro chi è più debole per poterlo schiacciare e umiliare. Questo avviene nei casi di bullismo.

La cooperazione stimola il sostegno reciproco e l’accettazione di chi è diverso per poter sostenere chi è in difficoltà

 

4. Ascolto Empatico e Comprensione

L’aspetto che emerge nei casi bullismo è che attorno alla vittima c’è una totale mancanza di empatia nei confronti dei suoi sentimenti. 

La vittima spesso assume il ruolo di contenitore delle tensioni da parte di tutto il gruppo che non vede che il loro compagno sta soffrendo, che non si rende conto che le loro azioni hanno conseguenze emotive sull’altro.

Attraverso la comprensione e l’accettazione delle diversità,  stimoliamo nei nostri ragazzi e ragazze l’Ascolto Empatico che gli permetterà di mettersi nei panni dell’altro per poter comprendere che quello “scherzo innocente” può provocare una forte sofferenza. 

 

5. Genitori e Insegnanti

Per poter insegnare ai nostri ragazzi la cooperazione, dobbiamo iniziare tendere la mano agli insegnanti che sono una risorsa preziosa nell’educazione dei nostri figli.

Genitori e Insegnati, in quanto adulti, hanno il dovere di intervenire alle prime avvisaglie: non solo per obbligo morale ma anche legale. Questo significa che, così come sono responsabile se mio figlio rompe la vetrina di un negozio e io devo pagare i danni, allo stesso modo sono responsabile se mio figlio crea un danno fisico e psicologico nei confronti di un compagno.

Se vedo che i miei alunni stanno picchiando o umiliando un altro compagno, ho l’obbligo di intervenire e prendere dei provvedimenti perché in quel momento quei ragazzi sono sotto la mia tutela. In sostanza, genitori e insegnanti dovrebbero aiutarsi reciprocamente nell’educazione tramite la condivisione di un sistema di regole che abbiamo la funzione di contenere e dare dei limiti tangibili alle azioni dei ragazzi e delle ragazze.

 

Bullismo e Cyberbullismo: una modalità di intervento

La prevenzione unita alla formazione di tutti i soggetti coinvolti, aiuta a creare un clima di cooperazione, non solo all’interno della classe ma anche tra genitori e insegnanti.

Lo scopo è quello di sostenere e aiutare i ragazzi e le ragazzi a sviluppare nuove modalità di relazione, educarli all’affettività e promuovere nuovi valori sociali.

 

Bullismo e Cyberbullismo: cosa sono?

Bullismo e Cyberbullismo : cosa sono?

“I fatti di cronaca parlo spesso di bullismo e cyberbullismo riferiti a diversi episodi che coinvolgono gli adolescenti, spesso con toni allarmistici.

In questo articolo voglio fare un po’ di luce su questo fenomeno sociale e aiutarti a capire come riconoscere e affrontare il problema.”

Bullismo e Cyberbullismo: definizione

Bullismo e Cyberbullismo non sono l’ultima moda nel campo della psicologia ma sono forme di violenza vere e proprie e come tali diventano Reati.

Il termine Bullismo deriva dalla parola inglese bullying che si usa per riferirsi a forme di violenza intenzionale che vede coinvolti bambini e adolescenti.

Questi atti di violenza sono ripetuti quasi quotidianamente, in periodi di tempo che va da 6 mesi a un anno, da uno o più compagni (i bulli) ai danni di un altro compagno (la vittima)

Caratteristiche psicologiche del Bullismo e del Cyberbullismo

Per poter identificare se nostro figlio o un nostro alunno è vitta di bullismo, è necessario conoscere le caratteristiche psicologiche e sociali in cui avviene questo fenomeno:

-è presente l’intenzionalità nelle azioni di violenza o molestie

-è persistente nel tempo, ovvero avviene quasi tutti giorni a scuola o negli abituali luoghi d’incontro

-la relazione tra compagni non è alla pari, ovvero il bullo diventa un leader negativo che vuole comandare sugli altri

-non è un fenomeno di genere, infatti si parla anche di bullismo al femminile.

Come abbiamo visto, i ruoli di chi è è coinvolto solo bene definiti. Il bullo è colui che commette atti di violenza fisica, molestie, esclusione da parte del gruppo verso la vittima prescelta, ovvero colui che subisce queste forme di violenza fisica e psicologica senza potersi difendere.

Bullismo e Cyberbullismo: differenze

Bullissmo e Cyberbullismo, anche se possono sembrare due facce della stessa medaglia, hanno elementi che li contraddistinguono.

Gli atti di bullismo, prevedono una presenza fisica vera e propria, si svolgono principalmente a scuola e chi li commette sono facilmente riconoscibili. Un atto di bullismo non è un semplice scherzo ma un comportamento aggressivo intenzionale, ovvero:

-Offese, parolacce e insulti;

-Derisione per l’aspetto fisico o per il modo di parlare;

-Diffamazione;

-Esclusione per le proprie opinioni;

-Aggressioni fisiche.

Gli atti di cyberbullismo non prevedono un confronto diretto e ed è una forma di violenza psicologica commessa attraverso gli strumenti della rete, come ad esempio:

-Utilizzo delle nuove tecnologie e i nuovi media per intimidire la vittima, con insulti e minacce.

-La vittima viene attaccata tramite telefonate, sms, mail, chat, social network, forum online, siti di giochi.

-Avviene tramite la diffusione di pettegolezzi, foto e video imbarazzanti.

-Spesso vengo commessi veri e proprio furti di identità e di profili social.

-Le ragazze spesso sono vittime di molestie a sfondo sessuale da parte di coetanei

In conclusione

Bullismo e cyberbullismo sono fenomeni che sono in costante crescita, per questo ritengo necessario informarsi e aiutare i nostri figli e i nostri alunni a instaurare nuove modalità di relazione basate sul rispetto e sulla cooperazione.