DISTURBI ALIMENTARI INVISIBILI NEI GIOVANI: ORTORESSIA, VIGORESSIA E BINGE EATING
I disturbi alimentari invisibili, come ortoressia, vigoressia e binge eating, colpiscono sempre più ragazzi, spesso senza che insegnanti e famiglie se ne accorgano. Questo articolo esplora cosa sono, come riconoscerli e quali strategie educative si possono adottare nelle scuole per affrontarli in modo efficace e sensibile.
Ortoressia e vigoressia: quando il cibo “sano” diventa ossessione
Negli ultimi anni, grazie alla diffusione di social media e influencer del fitness, molti adolescenti hanno iniziato a seguire regimi alimentari estremamente restrittivi. L’ortoressia consiste nell’ossessione per il “cibo sano”, al punto da compromettere il piacere del pasto, la socialità e la salute. Studi recenti mostrano che chi passa tanto tempo su piattaforme come Instagram ha una probabilità sensibilmente più alta di sviluppare comportamenti ortoressici (toledocenter.com). Anche la vigoressia, ovvero la ricerca ossessiva di un corpo muscoloso, arreca rischi fisici e psicologici, come sovrallenamento, uso di integratori non sicuri o disturbi d’immagine.
È fondamentale far capire ai ragazzi che il cibo non è solo carburante o strumento di performance, ma una relazione complessa che coinvolge corpo, mente, comunità.
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Binge eating: una lotta silenziosa e diffusa
Diversamente da anoressia o bulimia, il binge eating disorder (BED) è spesso ignorato perché non comporta comportamenti di “compensazione” come vomito o restrizione drastica. Ma è molto comune: si stima che circa l’1–1,5% degli adolescenti ne soffra, e fino al 3% presentino sintomi subclinici (teenvogue.com).
Le crisi di binge sono caratterizzate da perdita di controllo e senso di colpa, spesso accompagnate da isolamento o vergogna. Come racconta un caso su Teen Vogue, molte ragazze si nascondono quando attendono che la famiglia esca per abbuffarsi . Questo disturbo è legato non solo al cibo, ma anche a emozioni non riconosciute: ansia, tristezza, vuoto interiore.
Il ruolo insidioso dei social media
I social non solo amplificano estetiche irrealistiche, ma forniscono contenuti su diete estreme, video di #fitspo e comunità pro-DCA. Studi hanno legato uso massiccio di queste piattaforme a livelli più alti di corpo negatività, disordini alimentari e bassa autostima . Più tempo si trascorre su Instagram o TikTok, maggiore è il rischio di ingrassare nell’illusione di corpi perfetti.
Inoltre, sono emerse comunità nascoste che utilizzano hashtag specifici per eludere i filtri delle piattaforme, offrendo supporto a comportamenti pericolosi . Questo rende ancora più urgente un’educazione al consumo critico dei media, insegnando ai ragazzi a riconoscere i meccanismi di filtro, manipolazione e dipendenza digitale.
Segnali da non ignorare e come intervenire
Riconoscere un disturbo invisibile significa prestare attenzione a segnali sottili:
• Ortoressia → ansia ossessiva per la qualità del cibo, esclusione sociale, rigidità alimentare.
• Vigoressia → ossessione per i muscoli, rapporto malato con palestra e integratori.
• Binge eating → abbuffate non programmate, senso di colpa, cambi di umore, frequenti ritiro emotivo.
Secondo la NIMH, nel 13% dei giovani si manifestano disturbi alimentari, e i affiliati ai DCA hanno un rischio doppio di tentativi suicidari (toledocenter.com, jamanetwork.com, nimh.nih.gov). È quindi essenziale un’azione preventiva a scuola, per esempio:
• Workshop con esperti (nutrizionisti, psicologi, educatori)
• Creazione di spazi di dialogo sicuri (gruppi di confronto, sportelli d’ascolto)
• Attività di media literacy: sperimentare come funzionano gli algoritmi e gli influencer
Strategie educative e proposte attive
Un approccio efficace combina informazione, sensibilizzazione e partecipazione attiva:
1. Laboratori pratici: chiedere ai ragazzi di analizzare uno “sponsor” su TikTok, individuando messaggi nascosti su corpo e salute.
2. Role-playing guidati: simulare situazioni concrete (es. un amico che sente di non valere senza muscoli) per riflettere su emozioni e risposte.
3. Coinvolgimento familiare: incontri con genitori per condividere strumenti di dialogo aperto di generazione.
4. Collaborazioni con sportelli locali come Il Borgo del Sapere e con associazioni di prevenzione.
5. Campagne social a tema (#CorpoReale, #MangiareInsieme): diffondere messaggi positivi attraverso canali frequentati dai ragazzi.
Rendere visibili i disturbi invisibili
I disturbi alimentari invisibili sono una sfida crescente nel mondo giovanile. Non si manifestano con sintomi evidenti, ma corrodono l’autostima, le relazioni, la salute. Per questo serve una presa di coscienza collettiva: scuole, famiglie e comunità devono imparare a scorgere i segnali, aprire parole e sostenere i ragazzi in modo non giudicante.
Investire nell’educazione critica ai media e nel benessere emotivo è la vera prevenzione: non solo per reagire, ma per rendere visibili disturbi che spesso restano invisibili.