GOOGLE GMAIL E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE: NUOVI STRUMENTI GEMINI E RISCHI DI PROMPT INJECTION
Siamo nel pieno di una trasformazione digitale senza precedenti: l’intelligenza artificiale sta diventando parte integrante di ogni strumento che usiamo. Google non fa eccezione e ha recentemente aggiornato milioni di account Gmail e Workspace per integrare Gemini, il suo assistente AI.
Tuttavia, insieme ai vantaggi, emergono significativi rischi di sicurezza. Secondo un recente rapporto, questi aggiornamenti potrebbero esporre gli utenti a attacchi di prompt injection.
Cosa cambia con l’introduzione di Gemini in Gmail
Google ha annunciato che il nuovo assistente Gemini è ora incluso nei piani Workspace Business, Enterprise e Frontline. Gli utenti potranno contare su risposte smart, sintesi delle email e maggiore produttività, tutto grazie all’AI.
Una delle funzionalità principali è la smart reply contestuale, che analizza l’intera conversazione per offrire suggerimenti più precisi. Sebbene queste funzioni promettano di semplificare il lavoro, il fatto che l’AI legga interi thread di email solleva interrogativi sulla privacy e sicurezza.
Il lato oscuro: i prompt injection e i rischi per gli utenti
Un’indagine del team Hidden Layer ha messo in luce una vulnerabilità chiamata prompt injection indiretta. In pratica, un’email apparentemente innocua potrebbe contenere istruzioni nascoste pensate non per l’essere umano, ma per l’AI stessa.
Se un utente chiede a Gemini di riassumere l’email, l’assistente AI potrebbe seguire i comandi nascosti, generando risposte fuorvianti o mostrando link di phishing. Questo tipo di attacco è particolarmente pericoloso perché mima la social engineering, ma rivolto all’intelligenza artificiale invece che direttamente all’utente.
Cos’è un attacco di prompt injection?
Un prompt injection è un tipo di attacco contro i modelli linguistici di intelligenza artificiale. Gli hacker mascherano comandi malevoli da semplici messaggi di testo, inducendo l’AI a compiere azioni dannose, come inoltrare documenti riservati o mostrare messaggi falsi.
Secondo IBM, questo è possibile perché l’AI interpreta sia i comandi del sistema che i messaggi dell’utente come semplici stringhe di testo, rendendo difficile distinguere tra input legittimi e comandi nascosti.
La risposta di Google e cosa aspettarci
Sebbene Google abbia inizialmente classificato il problema come “comportamento previsto”, un portavoce ha poi chiarito che la difesa da questo tipo di attacchi è una priorità continua. Google ha dichiarato di utilizzare esercizi di red-teaming e altre tecniche per rafforzare la sicurezza di Gemini contro i prompt injection.
Tuttavia, il problema non riguarda solo Gmail. L’introduzione massiva di AI in strumenti di messaggistica, documenti e app collaborative amplia il potenziale vettore d’attacco, rendendo urgente una maggiore educazione alla cybersecurity legata all’intelligenza artificiale.
Conclusione: come proteggersi
L’adozione dell’AI nei servizi quotidiani come Gmail può portare grandi vantaggi, ma bisogna essere consapevoli dei nuovi rischi. Ecco alcuni consigli per ridurre l’esposizione:
- Non cliccare automaticamente sui link suggeriti dall’AI.
- Leggere le email sospette direttamente, senza affidarci solo al riassunto dell’assistente.
- Formarsi sui nuovi rischi di social engineering AI-driven.
- Aggiornare costantemente le impostazioni di sicurezza e monitorare le attività anomale.