“Il Bullismo e il Cyberbullismo sono fenomeni sociali che sono sulla bocca di tutti creando allarmismo e indifferenza ma in realtà esprimono il disagio giovanile e la difficoltà degli adulti nello stimolare atteggiamenti di comprensione e collaborazione.

Bullismo e Cyberbullismo non sono l’ultima moda nel campo della psicologia ma sono forme di violenza vere e proprie e come tali diventano Reati.

Quando un fenomeno sociale diventa un fenomeno mediatico, i protagonisti delle vicende spesso sono depersonalizzati, come se la loro storia fosse lontana anni luce dalla nostra scuola, dalla nostra vita; come se la loro sofferenza fosse irreale.”

Bullismo e Cyberbullismo: 5 aspetti da non sottovalutare

Bullismo e Cyberbullismo non sono l’ultima moda nel campo della psicologia ma sono forme di violenza vere e proprie e come tali diventano Reati.

Il termine Bullismo deriva dalla parola inglese bullying che si usa per rifersi a forme di violenza intenzionale che vede coinvolti bambini e adolescenti.

Questi atti di violenza sono ripetuti quasi quotidianamente, in periodi di tempo che va da 6 mesi a un anno, da uno o più compagni (i bulli) ai danni di un’altro compagno (la vittima)

 

1. Le vittime

I ragazzi e le ragazze che sono vittime di bullismo hanno tutti in comune una bassa autostima e un bisogno di accettazione da parte del gruppo dei compagni.

Questi ragazzi si sentono diversi, non amati, non apprezzati e quando cadono nella rete dei bulli iniziano a manifestare i sintomi di un disturbo post-traumatico da stress (ansia, evitamento, isolamento, depressione) che se non riconosciuto in tempo può portare a conseguenze drammatiche come il suicidio. 

Le vittime si sentono in colpa perché credono di meritare ciò che gli sta accadendo; si sentono diverse, incomprese, sfruttate, umiliate. La loro Rabbia è rivolta verso se stessi. Non riescono a chiedere aiuto agli adulti per paura che la situazione possa peggiorare. 

 

2. I Bulli

Sono quei ragazzi che prendono in giro il compagno secchione, i professori, le bidelle. Sono quei ragazzi che non rispettano mai le regole ma che sono molto popolari tra i loro compagni.

Questi ragazzi hanno difficoltà a provare empatia nei confronti del vittime dei lori scherzi, non si rendono conto che le loro azioni portano a delle conseguenze gravi. Molto spesso sono stati vittime di violenze fisiche e psicologiche, con il risultato che hanno appreso che l’unico modo di potersi relazionare con l’altro è la violenza.

 

3. Cooperazione vs Competizione

In una società competitiva  in cui dobbiamo essere sempre vincenti, la sensibilità e la diversità sono viste come una debolezza. 

La competizione in sé non ha una connotazione negativa ma l’assume quando il gruppo “forte” si schiera contro chi è più debole per poterlo schiacciare e umiliare. Questo avviene nei casi di bullismo.

La cooperazione stimola il sostegno reciproco e l’accettazione di chi è diverso per poter sostenere chi è in difficoltà

 

4. Ascolto Empatico e Comprensione

L’aspetto che emerge nei casi bullismo è che attorno alla vittima c’è una totale mancanza di empatia nei confronti dei suoi sentimenti. 

La vittima spesso assume il ruolo di contenitore delle tensioni da parte di tutto il gruppo che non vede che il loro compagno sta soffrendo, che non si rende conto che le loro azioni hanno conseguenze emotive sull’altro.

Attraverso la comprensione e l’accettazione delle diversità,  stimoliamo nei nostri ragazzi e ragazze l’Ascolto Empatico che gli permetterà di mettersi nei panni dell’altro per poter comprendere che quello “scherzo innocente” può provocare una forte sofferenza. 

 

5. Genitori e Insegnanti

Per poter insegnare ai nostri ragazzi la cooperazione, dobbiamo iniziare tendere la mano agli insegnanti che sono una risorsa preziosa nell’educazione dei nostri figli.

Genitori e Insegnati, in quanto adulti, hanno il dovere di intervenire alle prime avvisaglie: non solo per obbligo morale ma anche legale. Questo significa che, così come sono responsabile se mio figlio rompe la vetrina di un negozio e io devo pagare i danni, allo stesso modo sono responsabile se mio figlio crea un danno fisico e psicologico nei confronti di un compagno.

Se vedo che i miei alunni stanno picchiando o umiliando un altro compagno, ho l’obbligo di intervenire e prendere dei provvedimenti perché in quel momento quei ragazzi sono sotto la mia tutela. In sostanza, genitori e insegnanti dovrebbero aiutarsi reciprocamente nell’educazione tramite la condivisione di un sistema di regole che abbiamo la funzione di contenere e dare dei limiti tangibili alle azioni dei ragazzi e delle ragazze.

 

Bullismo e Cyberbullismo: una modalità di intervento

La prevenzione unita alla formazione di tutti i soggetti coinvolti, aiuta a creare un clima di cooperazione, non solo all’interno della classe ma anche tra genitori e insegnanti.

Lo scopo è quello di sostenere e aiutare i ragazzi e le ragazzi a sviluppare nuove modalità di relazione, educarli all’affettività e promuovere nuovi valori sociali.